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Posted on 23 Lug, 2013 in Escursioni

Peschio del Principe 2013

Peschio del Principe 2013

peschio2013

E’ una calda mattina d’estate. Il sole splende alto e le nuvole che il meteo promette arrivino minacciose per ora non si vedono. L’obbiettivo di oggi è di raggiungere il Peschio del Principe, una croce posta sulle alture nei pressi di Rieti a commemorare i caduti della montagna.

Non è la prima volta che affrontiamo questa meta, dieci anni fa l’abbiamo raggiunta partendo da Castel S. Angelo e fu un’escursione piuttosto dura. Questa volta arriveremo al Peschio “da dietro”, partendo dal Terminillo.

I partecipanti all’escursione questa volta sono Boto, Elena, Sapo, Paola, Matteo, Claudia e Angelo. Ci svegliamo presto e dopo una rapida colazione al bar guidiamo fino al Terminillo.

Parcheggiamo e, caricati gli zaini e allacciati gli scarponi, ci incamminiamo sul sentiero che conduce al Peschio. La prima parte del percorso è piacevolmente all’ombra di un fitto bosco. Dopo un paio di chilometri il bosco finisce e ci troviamo davanti un bellissimo panorama di colline, boschi, prati e mucche al pascolo.
peschio2013_20peschio2013_21Seguiamo le indicazioni del GPS e dopo pochi metri di radura ci tuffiamo in un altro piccolo bosco dal quale usciamo poco dopo per trovarci davanti a una grande vallata. La discesa è lunga e faticosa, il sentiero non c’è più ma sappiamo che dobbiamo proseguire in direzione delle pendici della collina che ci troviamo davanti.

Lungo la discesa, tra l’erba alta e i fiori spuntano di tanto in tanto grosse vesce, alcune ancora bianche, altre più vecchie con il cappello aperto a formare strane coppette marroni nel terreno. Più in basso vediamo un rifugio disabitato e circondato da mucche al pascolo.

Arriviamo nella vallata piuttosto rapidamente mentre dietro di noi cominciano a intravedersi nere nubi minacciose. Non ci spaventiamo, sappiamo che dietro la collina che ci troviamo davanti c’è il Peschio e cominciamo a salire.

Lungo la salita, in un piccolo bosco, recuperiamo le forze e troviamo parecchie piante di fragole selvatiche. Facciamo una piccola pausa mangiando le fragoline di bosco e poi ripartiamo.

La salita è impegnativa, c’è chi arriva in sommità salendo dritto per dritto mentre Boto e Matteo tentano di aggirarla senza però avvertirci. Arrivati in cima non li vediamo più e nessuno sa che fine abbiano fatto. Aspettiamo un po, poi ci decidiamo a telefonargli. Proseguiamo in direzione del Peschio e dopo poco li incontriamo nuovamente.

Il gruppo è di nuovo al completo e davanti a noi vediamo finalmente la croce. Pensiamo di essere ormai arrivati ma l’ultima discesa è la più impervia e difficoltosa a causa del terreno dissestato e del brecciolino che rischia di farci scivolare a ogni passo. Lungo questa discesa Elena si procura un lieve stiramento alla gamba sinistra che la costringe a rallentare.

peschio2013_02Affaticati e accaldati, qualcuno dolorante, arriviamo tutti alla croce del Peschio del Principe. Il panorama è bellissimo, rovinato solo dalla foschia che riempe la vallata. Sotto di noi sono ben visibili le frazioni di Vasche, Castel S. Angelo e Antrodoco. Le nuvole sono scomparse quindi smontiamo gli zaini, allentiamo gli scarponi, ci cambiamo le magliette sudate e ci prepariamo a un paio di ore di relax sotto il sole.

Dopo aver pranzato c’è chi si addormenta un po sotto il sole, chi scatta foto a qualsiasi cosa e chi si fa fotografare in strane pose acrobatiche. Ci siamo riposati abbastanza ed è meglio non attardarsi.

 

Discutiamo brevemente sulla strada da fare al ritorno: l’infortunio alla gamba di Elena ci fa decidere per una strada più lunga ma meno ripida per il ritorno. Ci incamminiamo guidati dal GPS per una strada sterrata che invece di tagliare le colline gli gira intorno.

Veniano colti da parecchi dubbi quando la strada che stiamo percorrendo si allontana da quella a cui dobbiamo ricongiungerci per tornare verso le macchine. Decidiamo quindi di tagliare per il bosco nel punto che si avvicina di più al sentiero principale. La scelta viene premiata ma è costata moltissima fatica.

Troviamo la strada principale e con passo spedito proseguiamo l’escursione. Elena sta meglio grazie alla poca pendenza e al terreno piuttosto regolare ma il tragitto è estremamente lungo. Teniamo sempre sott’occhio il GPS ma il cursore si muove molto lentamente e questo ci da un’idea di quanto dovremo ancora camminare. Inoltre sono tornate le nuvole che promettono pioggia e non tutti sono dotati di k-way.

Sappiamo che questa strada dovrebbe ricongiungersi a quella che abbiamo fatto all’andata ma abbiamo fatto un’errore di valutazione; pensavamo di incrociare la strada che porta direttamente alle macchine invece ci ritroviamo davanti al rifugio disabitato che abbiamo incontrato all’andata. Questo vuol dire che ci aspetta ancora molta strada e una salita difficilissima. Per Elena non sono buone notizie.

Non abbiamo alternative, cominciamo a salire cercando per quanto possibile di assistere Elena che lentamente e dolorosamente ci sta seguendo. Riusciamo ad arrivare in cima alla collina e ritroviamo il sentiero principale. L’ultima grande fatica è superata. Da questo punto la strada è molto più tranquilla e nel giro di un’ora torniamo alle macchine.

Analizzando il tracciato del GPS ci siamo accorti di aver fatto quasi il triplo dei chilometri per la strada del ritorno rispetto all’andata. Non sono ancora sicuro se ci sia convenuto ma resta il fatto che l’escursione sia stata bellissima!

LIV. DIFFICOLTÀ: impegnativa
Km: 16
PRO:
 panorama, natura, fauna, fragole selvatiche, sole
CONTRO: infortuni, ustioni da sole, carenza d’acqua

File GPS:
Percorso rilevato dal GPS. Puoi usare questi file con il tuo apparecchio GPS per seguire il nostro stesso percorso oppure puoi aprirli con Google Earth per vedere il percorso che abbiamo fatto e, attivando la visuale 3D e l’opzione terreno, vedere il percorso in 3 dimensioni.

Per scaricare il file in formato KMZ CLICCA QUI

Se vuoi vedere il percorso in maniera più semplice su Google Map CLICCA QUI

Le foto: