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Sprone Maraoni: come sono andate veramente le cose

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E’ la sera dell’8 Aprile, ci incontriamo a casa mia (Sapo) io, Kappa e Angelo. Cerchiamo inutilmente di anteporre l’organizzazione dell’escursione al variegato alla Nutella che ci attende in freezer. La tentazione è troppo forte e allora via con le coppette e il sacrosanto biscottone insieme al prelibato gelato!! Ci ripetiamo, da veri sportivi, che tanto il giorno dopo bruceremo tutto.

Finito il gelato cominciamo a discutere una valida alternativa al Vallone dell’Inferno, meta alquanto difficoltosa e quindi da posticipare viste le nostre scarse condizioni fisiche. Dopo lungo discutere e approfondita analisi decidiamo la nostra meta: lo Sprone Maraoni!! La serata prosegue con un cazzeggio sfrenato sui simpatici nomi delle zone delle escursioni tra cui figurano Gorga, Sgurgola, Supino e i famigerati “Vado di Porca” e “Ponte dei Santi”. Dopo l’analisi accurata del calendario di Playboy che ha visto Angelo e Kappa indecisi su quale fosse il mese migliore, ci diamo appuntamento per il giorno dopo e, vista l’alzataccia, andiamo a dormire.

Il sonno ci ottenebra la mente e la forza di volontà sembra abbandonarci nel momento in cui apriamo gli occhi. Nonostante tutto riusciamo ad alzarci, lavarci, preparare panini, bevande e zaini. Siamo stranamente puntuali e per le 8:30 siamo già in viaggio per Gorga. Guidati dal fidato Tom (tom) arriviamo nei pressi del paese verso le 10:00.

Troviamo ad accoglierci una fitta nebbia che ci impedisce di vedere i monti circostanti, nostro fondamentale punto di riferimento per non perderci. Smadonniamo dal 1° al 5° tornate che sale dalla nebbiosa vallata su per il monte dopodichè la nebbia si dirada e fino al 12° e ultimo tornante non possiamo che apprezzare il limpido cielo che si apre sopra di noi.

Arrivati al paese di Gorga ci tocca affrontare la parte più problematica di ogni escursione, ossia: “da dove si parte?”.

Proviamo ad orientarci grazie alla mappa IGM che Kappa ha provvidenzialmente stampato durante la notte e che d’ora in poi potrete vedere seguendo tutti i nostri passaggi:

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A) Le informazioni della guida sono approssimative e ci tocca prendere una strada a caso alla ricerca di pochi punti di riferimento dichiarati. La mia Pugeot 206 comincia ad arrancare su strade improbe e terribili sterrati con pendenze proibitive per una macchina come questa.

Infatti arrivati a ridosso di una strada sterrata con vertiginosa discesa decidiamo di fermarci e fare il punto della situazione. Il Garmin e la mappa IGM ci dicono che siamo finiti in mezzo al nulla!!

Torniamo indietro, giriamo ancora un po e ci par di scorgere alcuni dei punti che la guida indica per orientarsi. Arrivati a ridosso di un’altra strada impercorribile in auto decidiamo che QUELLO è l’inizio del sentiero per l’escursione!! Scendiamo dalla macchina e con gli zaini in spalla cominciamo a camminare assaliti subito da un cane pastore maremmano che solo un mio potente rutto riesce ad azzittire!

B) Camminiamo fino ad arrivare all’effettiva partenza del sentiero e capiamo che forse avremmo dovuto evitare di pippare Nesquik di prima mattina. Abbiamo totalmente sbagliato il punto di partenza e ci siamo dovuti fare la bellezza di 3 Km in più di cammino. Per di più il sentiero è già piuttosto difficoltoso a causa della pendenza e del terreno e già i muscoli risultano affaticati e ci chiediamo come faremo a fare tutto il resto del percorso. A farci compagnia numerose vacche di preoccupanti dimensioni e cavalli selvatici alcuni dei quali accolgono il nostro passaggio imbizzarrendosi e scalciando come matti. Preoccupati e cauti proseguiamo.

C) Arriviamo alla Fonte San Martino e, piuttosto accaldati, facciamo una pausa e cerchiamo di recuperare un po di forze con “ricca” bevuta, Kinder Delice (Sapo), Wafer al cioccolato (Angelo), plumcake + pezzo di cioccolato schifoso + crackers (Kappa).

Il break ci tira un po’ su e continuiamo la camminata.

D) Proseguiamo senza più avere un sentiero che ci guidi. Ogni 5-10 minuti ci fermiamo per controllare tramite coordinate e cartina la posizione esatta. Saliamo su per un monte, in mezzo alla foresta, tracce di neve un po’ ovunque, pendenza considerevole, terreno dissestato e scivoloso per le molte foglie e i ciottoli nascosti sotto di esse. Prendiamo un po’ di respiro nelle pause necessarie per l’orientamento. I muscoli soffrono. L’obbiettivo attuale è arrivare in cima a questo monte e intersecare l’Alta Via dei Monti Lepini, un altro sentiero che dovremo seguire per un po.

E) Raggiungiamo increduli il sentiero dopo aver sbagliato un paio di volte strada ed essere usciti dal percorso che avremmo dovuto seguire. I continui controlli sulla cartina IGM ci hanno portato nel punto giusto. Proseguiamo.

F) Dopo lungo cammino arriviamo nei pressi del punto più alto dell’intera escursione; ci troviamo a 1320 metri ma Angelo non ci sta e vuole arrivare esattamente sulla vetta che si trova 30 metri più su (1350 metri). L’affetto per lui da parte mia e di Kappa raggiunge picchi altissimi e i nostri muscoli vorrebbero trovare la forza solo per tirargli una breccola in fronte ma il vero sportivo si riconosce in questo e nonostante la stanchezza ci inerpichiamo per i 20 metri che ci separano dalla vetta (fateveli 30 m di salita verticale in 20 metri!!). Arrivati in cima penso erroneamente: “Mo se magna!” e invece Kappa vuole arrivare prima allo Sprone Maraoni che si trova più avanti per poi effettuare la pausa. Per di più veniamo raggiunti, più a valle, da un altro gruppo di escursionisti. Decidiamo di scendere per cercare di lasciarceli indietro. Nulla da fare, sono in molti e, riconosciuta in noi un’evidente esperienza, ci placcano chiedendoci informazioni sul sentiero. Ripartiamo accompagnati da questa brutta gente che annulla tutta la naturalezza, la tranquillità e lo spirito di avventura della nostra escursione. Quindi decidiamo di superarli, approfittando di una loro pausa, e di arrivare allo Sprone Maraoni prima di loro.

G) Superata la cattiva compagnia arriviamo ai piedi dello Sprone. Troviamo un piccolo terrazzino che da a ridosso della grande vallata 1320 metri più in basso. Abbiamo deciso, mangeremo li: il panorama è stupendo e i posti a sedere non mancano. La cattiva compagnia ci supera nuovamente e va a mangiare in cima alla vetta. E’ vero! Avremo lasciato a loro la vetta ma almeno abbiamo evitato di mangiare in mezzo a un branco di chiassosi escursionisti della domenica che ci avrebbero sicuramente rovinato la poesia del momento.

Mangiamo i nostri paninazzi: Kappa sfoggia i suoi 2 tramezzini stracchino & salame, Angelo i suoi 2 rosettoni stracchino & mortadella e stracchino & prosciutto cotto, io batto tutti con i miei 3 panini all’olio con mozzarella & prosciutto crudo & salame e la temutissima banana!! Sono momenti magici in cui un uomo si trova a stretto contatto con la natura quindi spariamo alcuni roboanti rutti nella vallata che riecheggiano con tutto il loro romanticismo e fatte alcune foto ci rimettiamo in cammino alla volta dello Sprone Maraoni.

H) Arriviamo sulla cima e davanti a noi lo spettacolo del panorama, i monti innevati all’orizzonte, l’entusiasmo per una vetta conquistata, zotici stravaccati sulle rocce a prendere il sole, buste della mondezza qua e la, gente che addirittura si toglie gli scarponi effondendo nell’aria preziosi effluvi.

Emozionati da cotanta bellezza decidiamo di riprendere il cammino prima di questa marmaglia sperando dentro di noi che si perda irrimediabilmente sulla strada del ritorno.

I) Sappiamo che parte del sentiero che ci attende non è segnato ma continuiamo a trovare i caratteristici simboli (bianco/rosso) che lo indicano. Camminiamo fino ad incontrare un teschio di vacca (?) attaccato a un albero. Staremo per entrare in un cimitero indiano maledetto o…….

L) …..cazzo! Abbiamo sbagliato strada, non dovevamo seguire il sentiero. Il garmin e la cartina ci danno conferma di ciò quindi prendiamo e tagliamo per la foresta sperando di rimetterci in rotta. Non possiamo fare a meno di immaginare con un certo gusto dove potranno finire gli altri escursionisti sprovvisti di un Gramin e della mappa….la sportività è TUTTO!

M) Scendiamo per il corso di un fiume prosciugato mentre in lontananza odiamo l’altro gruppo e Kappa mosso a compassione fa il verso del Cuccurriu ad indicare che il loro percorso è errato: non possiamo dire di non averli avvertiti!

N) Kappa propone di aggirare il monte Piccolaro al di la del quale dovremmo ritrovare la retta via. Io non concordo, e un po’ mi sono odiato per questo, proponendo di tagliare direttamente su per il monte Piccolaro evitando il rischio di mancare clamorosamente la nostra strada. Dopotutto l’ora comincia ad essere tarda e l’idea di restare al buio non mi allieta. Cominciamo la salita su una pendenza massacrante con tante di quelle foglie che sembrava di camminare sulla neve. Periodicamente controlliamo le coordinate ma nonostante sembriamo avvicinarci sempre più al sentiero, i segnali non si vedono. Restiamo calmi ma la tensione è palpabile. Dubbi come “ma Kappa le saprà leggere le coordinate?” o “ma siamo sicuri che il Garmin funzioni correttamente” o “ma Kappa avrà messo dal verso giusto la mappa IGM” cominciano ad insinuarsi in noi.

O) Evvivaaa!! Ritroviamo il segnale del percorso, tutti i nostri dubbi vengono fugati e riprendiamo il cammino con l’allegrezza e la spensieratezza precedentemente avuta.

P) Dopo un breve cammino arriviamo ad una ripida pietraia e poco più giù il fontanile San Martino incontrato all’andata. Abbiamo chiuso il cerchio. Scendiamo giù per un percorso che finisce di distruggerci le gambe a causa della continua tensione muscolare per evitare scivoloni sugli innumerevoli ciottoli. Arriviamo e baciamo la terra piana. Ora è la sete ad attanagliarci ma nonostante tutto resistiamo alla tentazione di bere alla fonte li vicino. Malgrado il tentativo di convincimento di due escursionisti li presenti (che ormai saranno morti) sappiamo che bere vorrebbe dire prendersi innumerevoli malattie quindi evitiamo. Riprendiamo a camminare per l’ultimo tratto di strada che ci riporterà alla macchina. Siamo stremati, assetati e la fine non sembra più arrivare. A stento arriviamo alla macchina e, per fortuna, troviamo conforto nella fontana del paese di Gorga che perlomeno placa la sete. Siamo tornati a Roma alle 20:00.

Alla prossima escursione,

Sapo

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