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Sprone Maraoni: il resoconto della propaganda

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E’ la sera dell’8 Aprile quando alla Sapo-dimora, davanti a una grappa (bevanda dell’Alpino per eccellenza), decidiamo di impegnarci in una ardita scalata dello Sprone Maraoni il dì seguente.

Consultiamo il calendario per verificare le giuste concordanze e pienezze circostanziali; v’è un piccolo diverbio circa i migliori auspici. Per il sottoscritto Febbraio appare il mese più propizio e v’è un certo rimpianto nelle mie parole, laddove Angelo, esaminati tutti gli altri mesi, afferma essere Aprile il mese più prospero.

Senza indugiare oltre ci ritiriamo presso le nostre dimore per concedere al corpo quel minimo riposo che anche un mero involucro dominato da una ferrea volontà talora richiede.

Ci destiamo (quelli di noi che hanno dormito, non certo il sottoscritto che ne ha di rado bisogno) e balziamo giù dalle brande. Con militare efficenza siamo senz’altro pronti in pochi istanti e non si fa in tempo ad avviare patriottici pensieri che già siamo in cammino alla volta di Gorga, campo base avanzato verso lo Sprone.

L’ampia vallata che comprende le montagne è infestata da una vile nebbia di fronte alla quale non possiamo che ridere beffardi. “Fato” gridiamo mostrando il pugno al cielo “Ci vuol ben altro per fermarci!”.

Quasi intimorita dalla nostra baldanza la nebbia sembra ritirarsi mentre ci inerpichiamo sulla mulattiera per giungere alfine a Gorga.

Da lì ci avvaliamo delle indicazioni del fiero compatriota “Stefano Ardito” che, in una precedente spedizione costata la vita dei portatori, ha potuto tracciare col proprio sangue su un lembo di stoffa. Mi riferirò d’ora innanzi seguendo i passaggi riportati sulla carta.

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A) Ci inoltriamo con il nostro potente fuoristrada sulle strade sterrate attorno Gorga alla ricerca dell’inizio del sentiero. Dopo una breve riflessione, però, pensiamo che d’altronde maggiore la fatica e maggiore la gloria. Abbandoniamo dunque il veicolo e, baldanzosi, ci equipaggiamo e partiamo, festeggiati da una salva di latrati da parte di elementi di spicco della comunità canina montana di Gorga. Salutiamo orgogliosi con rapidi cenni di mano i migliori amici dell’uomo che repentini interrompono i loro festeggiamenti. Forse che questi fieri quadrupedi preavvertano l’eroismo che guida i nostri passi?

B) E’ dove parte ufficialmente il sentiero. Altri veicoli sostano qui, appartengono a ben più debosciati esploratori. Scuotiamo il capo, perplessi di fronte a tanto lassismo, e procediamo oltre con passo spedito. Cornute e codute bestie si affacciano furtive tra le rocce ma, di fronte alla nostra determinazione, impallidite arretrano. Il sentiero ci stupisce per la sua relativa facilità, forse che non sia all’altezza dei nostri potenti quadricipiti?

C) Raggiungiamo Fontana San Martino, L’altezza è tale che il respiro comincia a mancare. I nostri portatori, sherpa Himalayani, si sono ritirati dopo la morte del terzo di loro. “Poveri omini!”, pensiamo tra noi “Fatti non foste a viver come bruti!”. Noi sì, tuttavia, e continuiamo la nostra ascensione.

D) Finisce il sentiero tracciato e dobbiamo inerpicarci nel bosco cercando di intersecare l’Alta Via dei Monti Lepini. La pendenza rende ardua la scalata ma la ferrea volontà ci porta avanti ancora una volta, attraverso i campi coperti di neve.

E) Raggiungiamo l’Alta Via e cominciamo a percorrere a mezza costa la parete del Monte Alto.

F) Nonostante il tracciato non lo preveda lo spavaldo Angelo propone di raggiungere quota massima innalzandoci sul picco sovrastante. E’ un’impresa da poco per noialtri, ci limitiamo a stringere le cinghie dei nostri zaini e scalare la vetta quasi d’un balzo. Di lì osserviamo tuttavia preoccupati il movimento di truppe forse ostili sui nostri passi. Effettuata una rapida imboscata scopriamo trattarsi un altro gruppo di esploratori, anch’essi in lotta per raggiungere lo Sprone. La battaglia si fa serrata e senza esclusione di colpi nonostante il fondo accidentato.

G) Distanziati i nostri avversari siamo in vista dello Sprone. La vittoria è praticamente nostra ma decidiamo, generosi, di lasciar raggiungere per prima la vetta ai nostri inseguitori. Essi ci passano dopo poco, discutendo di blanda filosofia.

Noi ci fermiamo invece a mangiare poche gallette con i piedi a penzoloni nel baratro e, terminato il frugale pasto, balziamo in piedi per recuperare la vetta.

H) Raggiungiamo i nostri antagonisti in cima allo Sprone Maraoni, il paesaggio è maraviglioso e lasciamo vagare lo sguardo sulle vallate sottostanti. Osserviamo, divertiti, i nostri antagonisti ansimare per lo sforzo precedente. Li deridiamo beffardi: “La vittoria è di chi primo torna!” e iniziamo la nostra discesa sulla pericolosa petraia.

I) Ci raccordiamo al sentiero e cominciamo a percorrerlo sino a raggiungere i resti mortali di un mostro del passato, rappresentati dal suo teschio.

L) Ho un’intuizione. “ALT!” esclamo. Il mio prodigioso senso d’orientamento mi svela che siamo sul sentiero errato. “Coordinate!” esigo imperioso dal Sapo che, chiusi gli occhi e fatta mente locale e un paio di calcoli, sicuro comincia a snocciolare: “Nord 41.38.25 Est 13.10.10”. Li confronto con l’immagine mentale della mia mappa e giungo alla conclusione che è ora di ripiegare verso Sud.

M) Scendiamo al piccolo trotto sfruttando il letto di un torrente in secca. Sentiamo dietro di noi le voci dell’altro gruppo che, tuttavia, sembrano avere sbagliato strada privi del nostro prodigioso senso dell’orientamento. Li derideremmo beffardi ma proviamo solo compassione per loro e per noi, ai quali di rado toccano avversari all’altezza.

N) Ci inerpichiamo sulla linea di maggior pendenza del monte Piccolaro, cercando di ritrovare il sentiero abbandonato da tempo. In noi non v’è spazio per la stanchezza, solo per una ferrea determinazione e fiducia incrollabile nelle nostre forze.

O) Raggiungiamo alfine un segnale tracciato. Non è che una affatto necessaria conferma della nostra giustezza e, rivoltogli uno sguardo sufficiente, procediamo a passo spedito.

P) CI affacciamo su una ripida petraia che conduce al fontanile di partenza. Lì alcuni esploratori, tornati sulla via più breve, si azzardano a darci consigli. Sciocchi loro! Non li degniamo di risposta e preferiamo discendere quanto prima. Da lì al nostro autoveicolo sarà una piacevole passeggiata affrontata con gaio brio.

Ai posteri affinché sia d’esempio,

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